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lunedì 30 maggio 2016

#IoVotoNo (e controllo pure!)

Il referendum di ottobre si avvicina e ciascuno, a seconda delle proprie inclinazioni verso l'ottimismo, l'equilibrio, o il pessimismo cosmico, fa le sue previsioni.
Io - col pessimismo dell'intelligenza ma l'ottimismo della volontà - temo che, alla fine, Matteo ce la faccia grazie al sostegno, più o meno esplicito, del M5s per ragioni tattiche (e certe dichiarazioni ad minchiam come quelle qui a fianco, sebbene vi sia chi le interpreti "in positivo", almeno per ora mi rafforzano in questo pensiero) e di Forza Italia per ragioni personali (di B., ovviamente).
Altri, invece, considerano i dati "storici" dell'ultimo referendum (quello sulle trivelle) per concludere che ci sono almeno 13 milioni di antirenziani che, con ogni probabilità, anche a ottobre faranno il loro bravo dovere. D'altronde, argomentano, il metodo del divide et impera che Renzi applica a ogni contesa elettorale è molto utile alle elezioni (soprattutto a quelle a doppio turno come sarà, o dovrebbe essere, il c.d. Italicum, aggiungo io) ma molto rischioso in un referendum dove non si vota solo per, ma spesso contro. Che fra questi vi sia anche Fabio Dragoni, comunque mi conforta molto.
Tutti, comunque, quali che siano le nostre previsioni, abbiamo un cruccio.
Poiché, come si sa, alla fin fine anche questa riforma costituzionale ce la chiede l'Europa (o, come dice madama Boschi, Napolitano, che è poi lo stesso), c'è qualche probabilità che si applichi anche alla consultazione di ottobre il noto paradigma Juncker (anche noto come paradigma del Marchese del Grillo): votate come vi pare, ma poi tanto la decisione è già stata presa altrove, e in culo la democrazia.
La suddetta affermazione - che per il fatto di provenire da un noto alcolista non è meno vera - si declina normalmente in due modi.
Il primo è la via olandese al referendum, per cui se votate come ci pare bene, altrimenti non ce ne importa una beata e facciamo pari pari come se non si fosse neanche votato.
Siccome tutte le strade, come si sa, portano a Roma, la via olandese è molto spesso anche la via italiana: in passato si ricordano casi tipo quello relativo alla abrogazione del Ministero dell'agricoltura, ma è d'attualità la democraticissima posizione piddina anche sulla questione della c.d. "privatizzazione dell'acqua" (il referendum del 2011 aveva infatti sonoramente bocciato l’obbligo per gli enti locali a indire gare d’appalto, per l'affidamento dei servizi pubblici locali essenziali, aperte a soggetti pubblici, privati o misti pubblico-privati dove i privati detenessero almeno il 40% del capitale azionario: a questo proposito, lato gas, rimando a un interessantissimo pseudo-paper, definizione sua, del Pedante).
Il secondo modello di deturpamento della democrazia per il più alto fine del fogno europeo - di norma utilizzato quando la consultazione è troppo significativa per essere semplicemente ignorata - può essere così sintetizzato: siccome non si può fare continuo strame della volontà popolare, allora la volontà popolare la stabiliamo noi. Si tratta di un sistema un po' complesso ma efficace, recentemente sperimentato in Austria dove, tuttavia, non è stata data prova della proverbiale teutonica efficienza.
Pur con tutti i suoi difetti, comunque, il modello è sicuramente esportabile.
E allora? Allora muoviamoci.
Certo, dove possibile, ci saranno i rappresentanti dei partiti e dei comitati schierati per il no, ma sicuramente non potranno avere la capillarità che sarebbe necessaria (quella ce l'ha solo il PD, e la maggior parte degli attivisti del PD sarà, giocoforza, chiamata a difendere - io credo controvoglia - le ragioni del sì).
Torna dunque utile una costatazione in passato utilizzata come cavallo di battaglia da Beppe Grillo (ma ora, mi pare, molto meno: potrei però sbagliarmi) e che in questi giorni mi è stata lodevolmente ricordata da un amico veramente benemerito.

Ogni elettore può andare al proprio seggio - solo al proprio - e chiedere di assistere allo spoglio delle schede (v. sotto: "alle operazioni di scrutinio possono assistere i rappresentanti dei partiti o dei promotori e gli elettori della sezione").
Ogni elettore. Cioè anche io. Cioè anche voi.
Assistere significa guardare, ovviamente, non intervenire o polemizzare: ma la sola presenza di qualcuno in veste di controllore, di per sé, sicuramente, dissuade da qualsiasi tentazione di "indirizzare", almeno in parte, il voto.
(Per i dementi: dico "indirizzare", non fare brogli. Parlo della crocetta messa un po' torta, quella che insomma quasi quasi si potrebbe annullare, e così via. L'Italia è un Paese ancora abbastanza democratico per considerare di riempire schede in bianco, anche se certi ragionamenti si iniziano a sentire).


E dunque.
Dunque firmiamo l'appello di Indipendenza e Costituzione.
Andiamoci ai seggi in massa, a votare. E poi torniamoci, a controllare.
Votiamo no (per tutti i motivi che tanti hanno indicato e che anche io, su questo blog, nei prossimi mesi cercherò il più possibile di veicolare).
Controlliamo che i nostri voti valgano, come devono valere.

SE QUI NON CI MUOVIAMO, FINISCE CHE PRIMA O POI LA QUESTIONE SMETTERÀ DI PORSI.

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