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lunedì 9 maggio 2016

Imprenditori in vendita (il diritto al tempo degli NPL).

Dunque, facciamo un po' il punto. Sì, perché il governo, nel tentativo di acquietare il "mercato" e mettere qualche pezza al settore bancario, si sta muovendo in continuazione, confusamente, come un tonno preso nella tonnara.
Ah, il "mercato", quest'idolo neo-pagano che, come i draghi medievali, richiede vittime incolpevoli in sacrificio per restare tranquillo e non sterminare popoli.
Forse, allora, la fine del tonno, più che il governo, la faremo noi.
D'altronde, dai nostri rappresentanti non c'è molto da sperare.
L'altro pomeriggio al Senato si è tenuta una nuova seduta della Commissione finanze, impegnata nella "indagine conoscitiva sulle condizioni del sistema bancario e finanziario italiano e la tutela del risparmio, anche con riferimento alla vigilanza, la risoluzione delle crisi e la garanzia dei depositi europei". Parlava il Ministro Padoan.
Ora, di Padoan si potrà pensare qualsiasi cosa, ma non che non sia una persona preparata, competente ed equilibrata. Bene, si è trovato di fronte al bar sport: ha dovuto subire interventi che confondevano incagli e sofferenze, esposizioni lorde e nette, che partivano per la tangente dello sbattipugnismo comunitario, e via delirando in un crescendo rossiniano.
Ora, io non dico che l'universo mondo debba saper distinguere all'interno dei crediti problematici (come non deve saper compiere un'operazione a cuore aperto, discettare di teoria quantistica, tirare un muro a piombo), ma magari coloro che siedono in Senato e che sono stati destinati alla Commissione finanze (finanze!) un minimo di applicazione potrebbero mettercela.
Ma tant'è. Forse ce li meritiamo (?).
Dunque, Padoan ha parlato di vari argomenti. Di Atlant(id)e, di cui si è già detto diffusamente qui e qui, dei finti rimborsi ai truffati delle quattro banche risolte a dicembre (ne abbiamo discusso qui), delle nuove disposizioni volte ad accelerare ancor di più le procedure esecutive (per chi non si è ancora annoiato, v. qui e qui).
Mettiamo ordine.

ATLANTE.
Nonostante che qualche dubbio in proposito serpeggiasse, è stato sdoganato dall'ineffabile Vestager, che ne ha sancito la compatibilità con la disciplina europea sugli aiuti di Stato.
Prima considerazione: lo stesso Commissario che ha vietato a novembre di utilizzare, per le quattro banche, il Fondo interbancario di tutela dei depositi (notare: fondo; notare: interbancario), ora ci dice che Atlante (notare: un fondo; notare: sottoscritto quasi unicamente da banche) è strumento legittimo, avente natura privata.
Il simpatico Titano si è presentato con l'acquisto a prezzi stracciati della Popolare di Vicenza, con connesso genocidio dei piccoli azionisti. Un miliardino e mezzo su quattro e un grosso sospirone di sollievo per le volpi di Unicredit che avevano garantito l'aumento.
Seconda considerazione: ora Atlante la Popolare di Vicenza la dovrà rivendere, e ci sarà comunque di che ridire. Se la vende bene, resterà il dubbio di un'operazione opaca, orchestrata fuori dal mercato e in situazione di grave asimmetria informativa. Se la vende male, saranno soldi persi dal sistema bancario nel suo complesso (il che, più o meno mediatamente, significa da noi). In altri termini:
Intanto, a fine mese ci sarà l'altro fantastico aumento, quello di Veneto Banca. Siccome Atlante ha sgravato Unicredit a Vicenza, giustamente deve anche sgravare Intesa a Treviso.
Terza considerazione: questo fondo, nato per sostenere il sistema bancario, in sostanza serve a tappare un paio di buchi ed evitare un filotto di bail-in. Normativa che, detto per inciso, secondo Banca d'Italia prima bisognava "fare presto" ad introdurre, perché volta a stabilizzare i sistemi finanziari (!), poi ripensare, infine - quando il guano ha passato il livello di guardia - rivedere. Volpi. Davvero.
Tra l'altro, siccome sono scienziati, la cura che propongono è anche peggiore del male. È il MES. Cioè la Troika. Cioè la fine della Repubblica fondata sulla Costituzione.
Quanto serva Atlante è chiaro. Aggiungo solo che l'altra mattina è stato confermato che le operazioni su NPL saranno fatte a prezzi di mercato: il che significa che, coi soldi rimasti, il fondo ci compra al massimo una metà scarsa degli NPL di Mps, magari sottoscrivendo il conseguente aumento di capitale da un miliardino, e poi chiude.
Dopo, siamo pari pari a punto e capo.
Però... c'è - ci potrebbe essere - un però. L'art. 7 del D.L. 59 del 3 maggio scorso, invero poco considerato dalla stampa, ha nazionalizzato presso il Ministero dell'Economia la Società per la Gestione di Attività S.p.A. (detta SGA), bad bank ante litteram nata per il recupero delle sofferenze del Banco di Napoli al momento del fallimento e connesso salvataggio di questo (all'epoca si poteva fare) che, gestita da Intesa, ha non solo recuperato gli attivi affidati, ma ha fatto anche 500 milioni di Euro di profitti (più 200 milioni di crediti ancora esigibili).
SGA potrà "acquistare sul mercato crediti, partecipazioni e altre attività finanziarie". Potrà, cioè, fare quello che fa Atlante. E infatti, già si parla di un investimento importante di SGA nel fondo, come - secondo Reuters - "riferisce una fonte governativa". Padoan, dal canto suo, ha spiegato in Senato che è in corso di studio "il possibile utilizzo di queste risorse aggiuntive", aggiungendo però che nessuna decisione è stata ancora presa.
Mi sorge un dubbio: se in Atlante ci investe CDP, e poi SGA, e poi Atlante utilizza GACS, e poi chissà cos'altro, siamo sicuri che Margrethe non cambi idea?

RIMBORSI AI TRUFFATI DELLE QUATTRO BANCHE.
Secondo Renzi, nella conferenza stampa di presentazione del sullodato D.L. 59, gli investitori in titoli subordinati delle quattro banche sapevano in fondo a cosa andavano incontro, visto che lucravano interessi ben più alti di quelli di conto corrente.
Fosse stato per lui, sembra di capire, non avrebbe indennizzato nessuno.
E infatti...
Saranno rimborsati senza arbitrato gli obbligazionisti che hanno acquistato i bond prima del 12 giugno 2014 (cioè prima della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee della Direttiva BRRD), purché abbiano un reddito lordo 2015 inferiore a 35.000 Euro oppure un patrimonio mobiliare a fine 2015 sotto i 100.000 Euro.
Qui le considerazioni da fare sono molte.
Oppure nessuna, perché questi ti tolgono veramente le parole.
I.
Le cose sono due: o gli acquirenti di obbligazioni subordinate delle quattro banche sono fini speculatori che hanno scommesso coscientemente su titoli fortemente a rischio ed allora non devono in nessun caso essere rimborsati (ma, se così fosse, perché non le hanno vendute nel 2014, quando soprattutto Banca Etruria iniziava a scricchiolare?), oppure sono normali risparmiatori cui sono stati offerti strumenti finanziari di cui è stato magnificato il rendimento e sottostimato il rischio e allora devono essere risarciti, ricchi o poveri che siano.
Marco Palombi lo spiega molto bene qui.
II.
Secondo il governo Renzi, non si è ricchi se si guadagnano meno di 35.000 Euro, purché questo accada nel 2015. Il che comporta che un top manager da milioni di Euro che ha lasciato l'incarico a ottobre 2014 e si è preso un anno sabbatico nel 2015 è povero, mentre un impiegato statale a fine carriera è ricco.
Non si è ricchi neppure se si hanno meno di 100.000 Euro in banca. Indipendentemente dal fatto che ce li abbia il coniuge, oppure la società di cui si possiedono le azioni (che magari hanno un costo di carico molto basso rispetto al loro valore). Indipendentemente dal fatto che, legittimamente, uno possa avere pochi spiccioli presso i nostri esimi istituti di credito e possedere invece un portafoglio immobiliare esagerato.
Anche il concetto di "reddito lordo" lascia perplessi. Si presume che si tratti di quello di cui al rigo RN1 di Unico, cioè - detto in soldoni - la somma di tutti i redditi esclusi quelli soggetti non solo a tassazione separata (giusto: se uno proprio quell'anno ha preso la liquidazione, mica è colpa sua), ma anche ad imposta sostitutiva (dividendi e cedole). Pertanto, chi guadagna dal proprio lavoro 36.000 Euro lordi non è degno di rimborso, chi ne guadagna 34.000, ma becca 2.000 Euro di cedole da investimenti finanziari sì.
III.
Sul fatto di porre una data ad minchiam come quella della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (Gazzetta Ufficiale!)  delle Comunità Europee (Comunità Europee!) della Direttiva BRRD (la Direttiva BRRD!), stendo un velo pietoso.
Guardatevi solo questo...
Sed de hoc satis.
Andiamo avanti. Anche i pochi eletti che saranno rimborsati, quanto beccano?
L'80% del prezzo di acquisto dei titoli (dunque il 20% è già andato a priori) meno il differenziale tra il tasso di rendimento dei titoli medesimi e quello dei BTP (il che, a occhio, comporta un ulteriore taglio del 15-20%). Un altro modo per dire che chi ha comprato i subordinati delle quattro banche speculava, e chi specula a volte perde i soldi.
Anche qui, una sommessa considerazione.

MA LO VOLETE CAPIRE CHE LA TRUFFA NON L'HANNO FATTA LE BANCHE, MA IL GOVERNO CHE HA CAMBIATO LE REGOLE IN CORSA, RENDENDO POSSIBILE CIÒ CHE IN PASSATO NON ERA NEMMENO IMMAGINABILE, CIOÈ IL DEFAULT DI UNA BANCA ITALIANA? E LO VOLETE CAPIRE CHE, STANDO COSÌ LE COSE, DOVETE RIPAGARE TUTTI E ANCHE UN PO' VERGOGNARVI? 

Speriamo che abbiano capito. Ma dubito.

PEGNO NON POSSESSORIO E PATTO MARCIANO.
Il D.L. 59, infine (anzi: all'inizio), tratta di pegno non possessorio. Già il nome è un insulto, dal momento che il pegno nasce - già nel diritto romano - come istituto basato sul possesso scisso dalla proprietà (in contrapposizione alla fiducia, che corrisponde alla compravendita).
Ma la potenza del diritto anglosassone, tutto informato degli interessi della grande finanza, passa sopra i corpi dei vivi, figurarsi sopra le Pandette.
Molti lo hanno presentato come un'innovazione che apre spazi di credito per le piccole e medie imprese; a mio avviso è l'ultimo passo prima del baratro.
Chi deciderà di impegnare i propri macchinari, le proprie scorte, i propri prodotti? Evidentemente, aziende che non navigano in ottime acque. Ad alcune, forse, andrà bene. Altre avranno ancora maggiori difficoltà. In questo caso le banche potranno portare via beni produttivi e semilavorati, per venderli o affittarli, con ciò: (i) rendendo impossibile il prosieguo dell'attività; (ii) quindi, imponendo l'immediato licenziamento dei dipendenti per giusta causa e rendendo impossibile l'affitto di azienda; (iii) in sostanza, decretando la morte di quella impresa.
Ottimo affare.
Ma non basta.
Il simpatico imprenditore che si trova in cattive acque, infatti, rivolgendosi alle ancor più simpatiche banche per avere un finanziamento, potrebbe sentirsi richiedere non soltanto il pegno dei macchinari, ma anche l'ipoteca, a scelta, sul capannone o sulla seconda casetta al mare (o anche su tutti e due, perché essere timidi?).
Dopo il D.L. 59, peraltro, vi è il non trascurabile particolare per cui, in caso di 3 rate mensili non pagate da almeno sei mesi da parte del succitato imprenditore, i beni ipotecati passano direttamente alla banca (o alla REOCO appositamente costituita) che li valorizza e poi li rivende. Dando l'eventuale prezzo in più al debitore, mi raccomando, così la foglia di fico del rispetto del divieto di patto commissorio resta intatto.
Se poi, disgraziatamente, l'imprenditore ha dato in pegno anche le azioni dell'impresa, la banca gli vende pure quelle, e tanti saluti. (Sì, perché ai sensi dell'art. 4, D. Lgs. n. 170 del 2004, "il creditore pignoratizio ha facoltà... di procedere... alla vendita delle attività finanziarie oggetto del pegno... o... all'appropriazione delle attività finanziarie oggetto del pegno...").

TI VENDO I MACCHINARI. TI VENDO IL CAPANNONE. TI VENDO ANCHE LE AZIONI DELL'IMPRESA (CHE, PERALTRO, ORMAI NON VALE NULLA). FILOTTO.

Queste disposizioni - insieme a quelle (art. 4 del D.L.) volte a ridurre il tempo dell'esecuzione e delle aste - dovrebbero ridurre, più che dimezzare secondo il Governo, i tempi di recupero degli NPL da parte degli istituti di credito. Non sono in grado di fare previsioni così precise. Sono abbastanza certo che ridurranno, forse dimezzandola, la vita media delle imprese.

2 commenti:

  1. Caro Luca,
    Mi permetto sommessamente di suggerirti di approfondire e portare a conoscenza tutti noi la storia della SGA e del Banco di Napoli e dei tanti intrecci bancari che caratterizzarono quel momento storico. Credo che possa servire a comprendere ancora meglio la situazione attuale.
    P.s. per quanto ne so io il recupero della SGA nasce ben prima dell'entrata in scena di Intesa.

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  2. Hai ragione: non volevo dire che la SGA ha recuperato i propri crediti grazie alla gestione di Intesa, ma semplicemente annotare che attualmente è sotto il controllo di Intesa.
    Per il resto, la vicenda del Banco di Napoli è davvero molto interessante, da tanti punti di vista. Basti pensare che il salvataggio del 1996 è stato giudicato compatibile col Mercato Comune...

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